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464 | sotto il velame |
l’antica Lia, ma occhi belli qual Rachele o quasi.1
Di levar gli occhi suoi mi fece dono:
non credo che splendesse tanto lume
sotto le ciglia a Venere trafitta
dal figlio...
È sì, dunque, la vita attiva, perchè muove le belle mani; ma non è la fatica. Ella canta ed ella ricorda un salmo che dice delectasti;2 che dice: “Esulterò nelle opere delle tue mani„. È un lavoro dunque ch’ella fa, ma a somiglianza di quello che fa Dio, che di ogni operazione sua si diletta vedendo che ella è bene e assai bene.3 Matelda segue, quanto può, come il discente fa il maestro, l’arte dell’onnipotente artefice. Matelda è la figlia della natura, è l’arte nipote a Dio.4
La bella Donna è invero nel Paradiso terrestre dove fu innocente l’umana radice.5
Lo sommo Ben, che solo esso a sè piace,
fece l’uom buono e a bene, e questo loco
diede per arra a lui d’eterna pace.6.
Fece l’uom buono, cioè a sua somiglianza; lo fece a bene, cioè, “lo prese e lo pose nel paradiso della delizia, perchè operasse...„. Matelda non si è straniata da Dio, ed è perciò a sua somiglianza. Perciò, nella sua foggia e nel suo nome di Lia, si piace allo specchio, come lo sommo Bene piace a sè. Perciò, opera come lui, e si diletta delle opere delle sue mani, e vede “che è assai bene„. Matelda è dunque, sì, la vita attiva, ma nel Paradiso deliziano, ma come
- ↑ Purg. XXVIII 63 segg.
- ↑ Ps. XCII 5.
- ↑ Gen. I.
- ↑ Inf. XI 99 segg.
- ↑ Purg. XXVIII 142.
- ↑ ib. 91 segg.