Pagina:Sotto il velame.djvu/465


la fonte prima 443


III.


Continuo a riassumere e citare dalla fonte.

Oh! l’uomo vorrebbe, senza alcuna fatica, che si ha da abbracciare “in agendo patiendoque1 giunger subito alle delizie della bella e perfetta sapienza; ma questo non è possibile nella terra dei morenti.2 Il che è significato dalle parole di Laban, che non è usanza del paese maritar le minori avanti le maggiori. In verità, quanto a tempo, è primo il travaglio di operare il giusto che la voluttà di intendere il vero. A ciò si riferisce il detto (Eccl. 1, 33): Hai bramato sapienza; osserva i comandamenti, e il Signore te la darà. I comandamenti, che pertengono a giustizia; la giustizia che è secondo fede.3

E a quel detto equivale quest’altro: se non crederete, non intenderete; sì che si mostra che la

  1. La guerra del cammino e della pietà.
  2. Il corto andare non mena veramente «alle delizie della bella e perfetta sapienza», ma a una beatitudine sì; inferiore sì, ma beatitudine.
  3. Per quanto il Poeta prenda a base i sette peccati capitali, ad esprimere il doppio settennato, pure ha di mira anche i comandamenti. Nella ghiaccia la superbia si esplica con la violazione dei tre precetti di religio, più il quarto di pietas. I peccati di Malebolge sono dieci, come i comandamenti tutti, e come i passi che Dante e Virgilio fanno verso la bestia malvagia. Il primo e peggiore dei peccati di Malebolge è quello punito nella bolgia sesta. È questo un «sottile» accorgimento del Poeta, per farci sommare quattro della Ghiaccia con sei di Malebolge, e trovar dieci. I peccatori del primo cerchietto sono di sette ragioni: violenti contro il prossimo e contro l’avere del prossimo, suicidi e scialacquatori, bestemmiatori col cuore e sodomiti e usurieri; sette quanti i comandamenti della seconda tavola.