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al prologo dell’Etica, conoscere l’ordine d’una cosa ad altra, è proprio atto di ragione; e questa è discrezione„. Chi questo ordine non conosce, è come pargolo; chè essi “non conoscono le cose se non semplicemente di fuori, e la loro bontade, la quale a debito fine è ordinata, non veggiono„.1 Chi manca di discrezione, vive, a guisa di pargoli, “secondo senso e non secondo ragione„, vive come se avesse la sola potenza sensitiva dell’anima. Nell’adolescenza, così è: quel bello ramo non è ancora sorto o almeno non è ancora fiorito. Dante esprime questo pensiero qua e là: due luoghi già riportai, e in tutti e due si ricorre all’imagine del traviare. Leggiamo:

               Se il mondo presente disvia,
               in voi è la cagione
               . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
               Esce di mano a lui, che la vagheggia
               prima che sia, a guisa di fanciulla
               che piangendo e ridendo pargoleggia,
               
               l’anima semplicetta che sa nulla,
               salvo che, mossa da lieto fattore,
               volentier torna a ciò che la trastulla.
               
               Di picciol bene in pria sente sapore;
               quivi s’inganna, e retro ad esso corre,
               se guida o fren non torce suo amore.
               
               Onde convenne legge per fren porre;
               convenne rege aver, che discernesse
               della vera cittade almen la torre.2

Ricordiamo ora qui che nel de Monarchia lo imperatore è dichiarato necessario, perchè “le vo-

  1. Vedi sopra.
  2. Purg. XVI 82.