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la fonte prima 433

È Dante, se s’interpreta il simbolo, è Dante medesimo in loro, che ha stenebrato gli occhi infermi, e già è per contemplare.

Ciò dopo di aver finite di purgare le sette macchie veniali che lasciano i sette peccati mortali... Sette? Ma sì. Debbo ancora ripetere che le tre disposizioni si spicciolano in sette peccati, di quei della palude pingue, che porta il vento, che batte la pioggia e che s’incontrano con acerbi rimbrotti; che fanno quattro; più le tre malizie; che fanno tre; e sette dunque in tutto? E che questi sette peccati sono i sette peccati mortali? Debbo ancora ripeterlo?

Ma sono più di sette.

E debbo ancora ripetere che i sepolti nel cimitero non contano nel novero degli abitanti d’una città? che quelli del vestibolo, quelli cioè che sono di là del fiume, sono fuori dell’inferno, che comincia (è chiaro) col principio, cioè col primo cinghio? che quelli del limbo dopo il gran dì, non ci saranno più, e risusciteranno, come quelli del cimitero saranno sepolti? che la “sospensione„ la quale è sì nel limbo e sì nel cimitero, cesserà, come Dante, secondo una virtù indubitabile del suo stile, dice per gli uni volendo intendere anche degli altri, cesserà nel “gran dì„? che la mezza sepoltura e tenebra degli uni diventerà intera, come la mezza luce (perchè hanno un fuoco tra le tenebre) e la mezza innocenza (poichè hanno le quattro ma non le tre virtù) diventerà intera negli altri?

Sette, dunque. E i sette peccati capitali e mortali.

Rimane qualche dubbio?

Sotto il velame 28