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432 | sotto il velame |
Lia va “movendo intorno le belle mani a farsi una ghirlanda„;1 Matelda va anch’ella “cantando ed iscegliendo fior da fiore„.2 Eppure! Rachele raffigura la vita contemplativa perchè, tra altro, il suo nome s’interpreta “visum principium„, e così lei appaga “lo vedere„;3 mentre Lia vedeva poco, era di deboli occhi, lippis oculis.4 Questo difetto della vista di Lia fu di principal momento a determinare il significato mistico di lei in comparazione della veggente sorella. Ora Dante raffigura, in sogno, Lia che dice:5
Per piacermi allo specchio qui m’adorno:
in un atto che è di contemplazione, perchè la sua
suora Rachel mai non si smaga
del suo miraglio, e siede tutto giorno.
Come mai quest’altra Lia, che è Matelda, quelli occhi che avrebbero a essere lippi, li ha tali che6
non credo che splendesse tanto lume
sotto le ciglia a Venere...?
Altro che lippis oculis è codesta Lia! O come? Così. La vita attiva sta diventando contemplativa; è già disposta alla contemplazione. Dante ha, con l’esercizio delle virtù morali, acquistata, attraverso il fuoco dell’ultimo peccato, la mondizia della vista. È disposto a vedere. Non è così? È così? Perciò Lia si piace allo specchio e perciò Matelda ha gli occhi luminosi.