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la selva oscura 23

gnando avanti Beatrice, almeno quando aveva volti i passi verso imagini false di bene, era adolescente, o almeno per tale era riconosciuto e si riconosceva. In vero il suo soverchio dilettarsi della vista della donna gentile, che avvenne più d’un anno dopo la morte della gentilissima, quando, cioè, Dante era da più d’un anno uscito di adolescenza, egli vuole che sia inteso come inganno d’adolescente; chè dice nel Convivio che “in quella„ cioè nella Vita Nuova “dinanzi all’entrata di sua gioventute„ parlò; e “altro si conviene e dire e operare a un’etade, che ad altra„.1 Nel fatto, è assai probabile che Dante volendo i suoi sentimenti e i suoi pensamenti collocare nell’ordine generale delle cose, pareggiasse, come ho detto sopra, i fatti e gli anni per fare della sua cronaca la storia dell’uomo. Così in lui Beatrice rimprovera, per quel che riguarda lo smarrimento nella selva, l’adolescente che non discerne anche quando dovrebbe discernere e quando tuttavia per solito si vede che non discerne. Ma se il fatto è solito e non mirabile, è pur sempre degno di riprensione e di vergogna; e Dante col primo verso del poema sacro esprime la sua confusione, e pare si vergogni che esso, in particolare, aspettasse troppo più tempo che non si soglia:

               nel mezzo del cammin di nostra vita!

Bene: questo manco di discrezione, o, come si dice ora, discernimento, che è? Dice Dante:2 “Lo più bello ramo che dalla radice razionale consurga si è la discrezione. Chè, siccome dice Tommaso sopra

  1. Conv. I 1.
  2. Conv. IV 8.