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420 | sotto il velame |
ranza e fede, ed essere misericordia, grazia e sapienza, e chiamarsi Maria, Lucia e Beatrice — in quel discorso sono adombrati i sette doni dello Spirito santo. Il che ci è confermato dal fatto che di questi divini colloqui è a capo quella Donna gentile che concepì dallo Spirito santo; quell’unica sua sposa.1
Ora i sette doni o spiriti sono anche nel viaggio per l’inferno? Io direi di sì. Con essi noi possiamo spiegarci quel che rimaneva ancora involuto, della guerra del viatore, che pativa della pietà e dell’ira. Abbiamo veduto alla fine del “le rovine e il gran veglio„ la parte che hanno nella guerra la fortezza, la pietà e il timore.
Or si può aggiungere, con la scorta di S. Bernardo, che quando Virgilio dice al discepolo: “Qui vive la pietà quando è ben morta„; gli inculca l’uso della “scienza„, perchè la pietà non lo sollevi; e così gli raccomanda il medesimo uso, quando gli dice: “Ora, convien che di fortezza t’armi„, che il timore non lo franga. E si può sospettare che nella Ghiaccia, avanti il peccato di tradimento o di apostasia o di superbia che tutti comprende i peccati, il Poeta voglia dar prova di sapienza, che tutti i doni riassume; chè si arma di fortezza, a consiglio di Virgilio; e da sè mostra d’intendere qual sia la volontà di Dio, quando percuote le guance, più al peccato che al peccatore; o sa usare la pietà, perchè usa quella pietà che vive quando è morta; ossia lascia il molle affetto e assume l’ira; ossia mostra la pietà verso Dio, rinnegando la pietà verso il