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l'altro viaggio | 411 |
timore non lo frangesse; poi presso la fortezza, che lo confortasse a compiere il viaggio del suo ritorno; poi presso il consiglio, affinchè facesse tutto col consiglio di un altro e in nulla dechinasse dal ducato dell’obbedienza; poi presso l’intelletto, affinchè non solo col consiglio degli uomini, ma già da sè cominciasse a intendere (intelligere) quale sia la volontà del Signore, buona, piacente e perfetta; e finalmente il soldato di Cristo giunse alla sapienza, che i suoi ospiti lo seguivano e non lasciavano di accompagnarlo per via; affinchè già gli sappiano i beni del Signore, e con Mosè già dal monte Abarim cominci a contemplare le promesse di Dio. E di lì già si arriva a Gerusalemme, nel regno e nella città di David, nella visione di pace, dove beati e pacifici figli di Dio, mentre tutto di dentro e di fuori è pacificato, entrati nella gioia del Signor loro, celebrano il sabato dei sabati„.
A nessuno sfuggirà la somiglianza di questo povero abbozzo mistico col Poema sacro. In vero Dante, soldato perchè sostiene una guerra, sotto il “ducato„ di Virgilio, che è Messo d’un David che si chiama “loda di Dio vera„, “per altra via„ acquistando il dono della sapienza attraverso le fiamme, da un monte, che non è detto Abarim ma è un santo monte, comincia a contemplare le promesse e le primizie di Dio. E di lì sale a una città, che è la Gerusalemme celeste, e ivi, senza più esterni tumulti e senza più interna battaglia di passioni, gusta la visione di pace. Questo nel Poema è per certo; ma v’è anche altro della concezione di S. Bernardo? del “sene„ che gli è guida nell’ultimo tratto della sua visione?