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l'altro viaggio | 395 |
del bene e del male. Ad Eva il diavolo promise: Non morrete! E promise: Sarete come Iddio sapendo il bene e il male! Ed i primi parenti gustarono del pomo, il che fu in sè una colpa della gola; e la morte entrò nel mondo, e una grave ignoranza oscurò il prima limpido intelletto. Or il Poeta, avanti il vizio della gola, ricorda sì il misero guadagno che fece la natura umana da quel pomo, ossia la morte per la vita, e l’ignoranza per la conoscenza del bene e del male, e la sfrenata concupiscenza per la deità promessa; e sì ricorda lo spirito che ci fu dato, contro quel difetto: lo spirito per il quale la ragione speculativa può rettamente giudicare. E così il Poeta tratterà della risurrezione dei corpi, la quale sarà un nuovo tormento per quelli di cui morì l’anima e una nuova gioia per quelli di cui l’anima, mercè quel dono, visse del cibo degli angeli. E parlerà anche dello stato intermedio dell’anima nel regno della pena e del premio, quando non ha più il corpo della prima natività nè ancora quello della seconda.1 E così Stazio, in questa cornice, risponderà al dubbio tutto speculativo di Dante:2
Come si può far magro
là dove l’uopo di nutrir non tocca?
La quale quistione è il nesso che congiunge Ciacco al Dottore angelico. E in questa cornice risplende la luna della prudenza.
Nella cornice della superbia è sottinteso il dono del timore, in quella della invidia quello della pietà,