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392 | sotto il velame |
tenda. Il papa avaro dà il consiglio della via; e questa via deve essere a destra: consiglio di rettitudine.1 E Dante chiede al medesimo il perchè della pena, e il papa spiega il perchè e dice quanto sia giusto perchè.2 E Dante parla d’un “dritto rimorso„;3 e l’avaro di ciò lo corregge. E ad altro si volge, a chiedere altro perchè; e pur questi lo corregge, questi che è re come quello fu papa.4 E nel suo discorso Dante apprende a giudicar rettamente di Bonifazio, che pur nell’inferno assevera simoniaco: ma simoniaco, quanto si vuole, il papa, traditore e crudele fu verso lui il nuovo Pilato.5 E poi si sente il tremuoto, e qui tutti e due i viatori restano immobili e sospesi. Dubita Dante, ed ha intensa voglia di sapere, e sì incerto è esso avanti l’ombra di Stazio, e sì l’ombra di Stazio riguardo lui; e così per le parole di Virgilio e per le parole di Stazio l’uno e l’altro sono messi in grado di giudicare veracemente.6 Sì che Virgilio conchiude:7
Omai veggio la rete
che qui vi piglia, e come si scalappia,
per che ci trema e di che congaudete.
Si rende ragione di tutto... Cioè, no: vuol sapere chi è Stazio e come sia lì da tanto tempo.8 E già nel parlare di Stazio, sorge una nuova occasione di dubbio. E Stazio non interpreta a dovere il lampeggiar di riso che dimostra Dante, e questi non ha dichiarata la vera cagione del suo ammiccare, e non ha palesato che la sua scorta è Virgilio, che già Stazio si