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364 | sotto il velame |
dell’essere. E tuttavia nella Caina c’è la minaccia, il rischio, il timore di quel santo calcio.
Nella terza circuizione la presenza morale di Giuda è ancor più evidente. Quelli che tradirono a mensa, hanno subito dopo il tradimento il corpo invaso da un diavolo; a somiglianza di Giuda nel quale, dopo che Gesù gli porse il pane intinto, entrò Satana.1 Sono dunque più che mai apostati e perciò superbi questi peccatori. Ma Dante non si è contentato di darcene questi chiari indizi, e ce ne ha offerto un altro chiarissimo. Chè, interpretando forse a modo suo questo entrar di Satana, egli fa che nel tempo stesso l’anima del peccatore rovini nella cisterna dell’abisso, come Lucifero stesso dopo il suo peccato di superbia.2 “Egli non fece nulla, non operò nulla, solamente pensò la superbia; e in un momento, in un batter d’occhio, fu irreparabilmente precipitato„. Nella cisterna rovina il peccatore di Dante; nel lago il Lucifero di Isaia. Superbi tutti e due.3
Nella ghiaccia Lucifero e i giganti da una parte, e dall’altra Giuda affermano il concetto di aversione, di apostasia, di superbia. In Malebolge la sozza immagine di frode riassume il concetto d’invidia. Anche i dieci passi che fanno Virgilio e Dante verso la bestia malvagia, mostrano ch’ella comprende le dieci bolgie e i dieci peccati, cominciando, per un rispetto, dai seduttori, e, per un altro, dagli ipocriti. Invero Gerione è il serpente, in cui si mutò il diavolo per tentar Eva: onde il serpente fu poi male-