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l'altro viaggio 363

potrebbe, se volesse. Nella seconda, sì, vuole, o vorrebbe aver voluto. Nell’Antenora1

                                      passeggiando tra le teste,
               forte percosse il piè nel viso ad una.

Il peccatore grida piangendo: Perchè mi pesti? Or bene questo calcare e pestare con le piante e col piede richiama qui l’apostasia di Giuda. Perchè?2 “Egli avea eletto dodici, ma vi era un diavolo, Giuda Iscarioth, il quale contro il Signore levò il calcagno: del quale egli disse, Affinchè si adempia la scrittura che chi mangia il mio pane levò contro me il calcagno suo. O Giuda infelice, tu mangi il pane del Signore e contro il Signore levi il calcagno? Oh quanti sono i Giuda i quali mangiano il pane del Signore e nelle opere loro percuotono d’un calcio il Signore... Cotesti sono i Giuda Iscarioth i quali se non si mutano in meglio, oh! non fossero nati!„. Oltre che quest’ultima esclamazione risuona nelle parole di Dante “Me’ foste state qui pecore e zebe„, è, per il resto, chiaro che il passeggiar di Dante tra le teste e il pestarle col piede è infliggere il contrappasso di ciò che quei Giuda fecero a imitazione del primo: levare il calcagno contro il Signore.

E ciò è tanto esatto, in quanto il piede di Dante non calca veramente una testa se non nell’Antenora in cui cominciano a essere i peccatori diretti contro Dio; mentre nella Caina il peccato non è contro il principio generale ma contro il principio particolare

  1. Inf. XXXII 77 segg.
  2. D. Bern. in coena Domini Sermo II. Ev. sec. Ioan. XIII 18; cfr. Ps. 40, 10.