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356 | sotto il velame |
si riducono, abbiamo detto, alla parvipensio. Perchè questa operi, è necessaria l’illusione della propria grandezza. Dice il Dottore: “Quanto alcuno è più eccellente, con più ingiustizia si dispregia (parvipenditur) in ciò in cui egli eccelle„.1 Or bene Capaneo è detto “grande„, ed è dei “regi che assiser Tebe„;2 i sodomiti sono “cherci e letterati grandi e di gran fama„,3 e altri, d’altra masnada che Brunetto, sono pur tali che hanno “fama„ tennero grado alto e fecero “col senno assai e con la spada„, e la lor voce “nel mondo su dovria esser gradita„ e i lor nomi sono “onorati„;4 gli usurieri hanno una tasca stemmata,5 e tra loro ha da venire un “cavalier sovrano„. Tutti nobili, cotesti usurieri. Sono dunque tutti quanti, quelli del terzo girone, mostrati eccellenti in alcunchè; e non è caso o preferenza solo di poeta o di giustiziere, che dei bestemmiatori ci sia mostrato sol un eroe e re, e degli usurieri nessuno che non sia nobile. Dante vuol dire che la parvipensio poteva in loro.
E se il motivo all’ira c’è, c’è l’ira a chiare note. Capaneo giace dispettoso e torto, e parla del cruccio di Giove e della vendetta di lui; ha la rabbia per maggior martirio ed è compreso di furore; disdegna e dispregia e dispetta.6 Pecca col cuore, e al suo petto sono fregio i suoi dispetti.7 Brunetto parla con indignazione di Fiorenza, chiamando ingrato il suo popolo e duro come macigno, dicendo quei cittadini lazzi sorbi e orbi e gente avara, invidiosa e
- ↑ Summa 1a 2ae 47, 3.
- ↑ Inf. XIV 46, 68 seg.
- ↑ Inf. XV 106 seg.
- ↑ Inf. XVI 31, 36, 39, 41 seg. 59.
- ↑ Inf. XVII 55 segg.
- ↑ Inf. XIV 47, 53, 60, 65, 66, 70, 71.
- ↑ Inf. XI 47, 51; XIV 72. Il petto è la sede dell’ira.