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l’altro viaggio 355

alla pena del peccato.1 Ebbene anche i sodomiti sono ribelli a una pena, e, come gli usurieri, percepiscono solo come segno della giustizia ciò che è pur prova della bontà di Dio; segno della pena, cioè della vendetta. Così, dunque, a Dio che dice, Morrai, e, Moltiplicherai, e, Lavorerai; si risponde, No.

Questa è la nota comune nella reità del terzo girone; e con questa s’intende come colui che si lecca il naso, abbia parentela con l’eroe che assise Tebe. E la nota comune non si ricava solamente dalla menzione dello Genesi; ma da tutto il concepimento della Comedia. Chè lo inferno è corso tutto da quel fiume dei molti nomi che sgorga dal peccato originale; e Lucifero è in fondo, e nel penultimo cerchietto è il serpe infernale, cioè Lucifero divenuto Gerione, cioè la superbia diabolica divenuta invidia; e nel terzultimo cerchietto echeggia distintamente il primo dramma umano; e nei cerchi della incontinenza sono puniti i vizi delle parti dell’anima, cioè dell’ira e della libidine,2 e quali “nel paradiso prima non erano viziose„, e servivano invece di comandare.


VII.


Or questo “no„ degli spregiatori di Dio e delle sue cose, è ira, il peccato d’ira. Tutti i motivi d’ira

  1. Aur. Aug. De civ. D. XIV 21, 22 e segg. Nelle parole di Iacopo Rusticucci «La fiera moglie etc.» è adombrata, secondo me, la ribellione della femmina stessa alla pena divina di partorire con dolore.
  2. De civ. D. XIV 19. Basterebbe questa citazione a far ricredenti gli avversari che possano essere persuasi.