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330 | sotto il velame |
Or Dante, più per la sua finzione di essere un discepolo che via via si scaltrisce, di quel che per vana pompa, con questi suoi modi di chiamar la pianta per il seme, ci ha tratti lungamente in inganno: come con quella parola “ira„, che è passione, e buona e mala, ed è peccato. Lo stesso è di quest’altra parola “avarizia„ che è passione, significando “desire„ di ricchezza o di bene materiale, e valendo anche peccato speciale. Così quando dice al papa che springa con le piote:1
chè la vostra avarizia il mondo attrista,
calcando i buoni e sollevando i pravi;
usa codesta parola nel senso di passione dell’anima sensitiva; della passione speciale che genera lo speciale peccato di avarizia; della passione speciale che combinandosi poi con la speranza d’eccellenza o con la tristizia causata dal timore di perdere il proprio, o con l’adontamento per ingiuria, diventerebbe l’altra speciale passione detta cupidità. La qual cupidità sarebbe seme di speciali peccati. E così gli altri nomi di peccati, sono ora presi nel senso di peccato, ora di passione. Così la superbia. C’è superbia peccato e superbia principio di peccato. Superbia principio di peccato è speranza di eccellenza e desire di soppressione del vicino. Superbia peccato è questa passione in atto. Orbene quando Virgilio a Capaneo dice:2
in ciò che non s’ammorza
la tua superbia tu se’ più punito;