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l’altro viaggio 329

cati. Ciò tanto è vero che le teste del “dificio santo„,1 le teste che sono certo i peccati capitali, e sono non solo sette com’essi, ma distinte in quattro e tre, come i peccati capitali, cioè quattro carnali e tre spirituali, quattro d’incontinenza e tre di malizia; quelle teste hanno un corno e due corni, uno le quattro e due le tre; e i corni, unici e duplici, indicano, senza dubbio, la composizione elementare dei peccati che elle significano; e i peccati sono certo mortali, eppure sono indicati, come i veniali del purgatorio, per quell’unico “desire„ che è il primo movente dei primi quattro, e per quel “desire„ con speranza o tristizia o adontamento dei secondi tre. E la spiegazione è, ripeto, senza alcun dubbio. Nel purgatorio il poeta distingue i sette peccati in due gruppi di quattro e tre, secondo che sono contro il proprio corpo o anche contro gli altri; secondo che hanno troppo o troppo poco amor del bene ovvero hanno un malo obbietto; sicchè in più i tre hanno questo torcimento al male, che è appunto quella speranza d’eccellenza, quel timore di perdere il proprio podere e onore, quell’adontamento per l’ingiuria ricevuta. E quindi dividendoli, secondo che sono contro sè o contro il prossimo, noi dobbiamo vedere perchè quelli hanno un corno e questi due. Or chi direbbe che questo medesimo simboleggiare non dovesse valere anche per peccati da inferno? Tutta la malizia e l’ingiustizia è fatta dal Poeta, che segue S. Agostino, uguale a cupidità; ma cupidità non è che una tendenza dell’anima sensitiva: è il seme, non la pianta; pure col nome del seme si può indicare la pianta.

  1. Purg. XXXII 142 segg.