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l’altro viaggio | 321 |
ricompie forse negliegenza e indugio
da lor per tepidezza in ben far messo.1
Dunque in essi è un errore dell’animo o dell’appetito irascibile. E negli altri?2
Altro ben è che non fa l’uom felice:
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
L’amor che ad esso troppo s’abbandona
di sovra a noi si piange per tre cerchi.
Poichè questo bene è la ricchezza, il cibo e la carne, s’intende senz’altro che in quelle anime è un errore triforme dell’appetito concupiscibile.
In queste colpe vi fu dunque un “ordine corrotto„,3 diciamo un’inordinazione, nel correre al bene. L’inordinazione consiste nell’abbandonarvisi troppo, a codesto bene.4 Non c’è dunque alcuna differenza tra questo amore che s’abbandona troppo al bene che non fa l’uomo felice; e l’incontinenza di concupiscibile. Non importa aggiungere come appunto per quella forma di codesto triforme amore, la quale si chiama più comunemente amore, si proclami presa e condotta a morte, Francesca. Nè alcuno vorrà trovare sostanzial divario tra la colpa di Ciacco e quella di Bonagiunta. E il papa avaro del purgatorio dichiara con proprie parole di essere stato reo come quei bruni ad ogni conoscenza dell’inferno, simili che sono agl’ignavi; chè dice:5
avarizia spense a ciascun bene
lo nostro amore, onde operar perdèsi.
Sotto il velame | 21 |