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l’altro viaggio 317

oltre quello, oscurità e martòro. Questa parte del purgatorio è il contrario di quella parte dello inferno.[1]

La divisione mediana del purgatorio comprende sette cornici di anime che purgano le caligini del mondo,[2] che risolvono le schiume della loro coscienza,[3] che si mondano per tornar belle,[4] che ristorano qualche difetto e ricompiono qualche negligenza e indugio,[5] che si purgano e mondano, come è detto a ogni tratto; sì che al fine suona la voce, Beati mundo corde. Si tratta d’una macchia, o, come è anche detto con molta somiglianza, d’una cicatrice e quasi d’un rammendo.[6] Questa macchia o cicatrice o caligine o schiuma, questo, insomma, residuo del peccato, è così spiegato: “C’è come un tatto dell’anima, quand’ella si attacca, mediante l’amore, ad alcune cose. Or quando pecca, aderisce ad alcune cose contro il lume della ragione e della legge divina... onde questo danno di lucentezza, proveniente da tale contatto, si chiama, metaforicamente, macchia dell’anima„.[7] Questo è il pensiero di Dante, che fa le colpe, cioè le macchie di queste anime derivare da amore,[8] cioè da una conversione, non perciò da malizia. Or poichè la conversione è più propria dei peccati carnali, così in certo modo tutta questa parte del purgatorio è carne; tanto più che ombra dai dottori è sostituita, in tali metafore, a macchia;[9] e ombra dice Dante quella della carne. E l’antipurgatorio è

  1. E si vedrà meglio l’antitesi, quando avremo dichiarato Matelda e Beatrice.
  2. Purg. XI 30.
  3. Purg. XIII 88 seg.
  4. Purg. XVI 31 seg.
  5. Purg. XVII 85 seg. XVIII 107.
  6. Purg. XXV 139.
  7. Summa 1a 2ae 86, 1 e 2.
  8. Purg. XVII 91 segg.
  9. Summa 1a 2ae 86, 1 e 2.