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le rovine e il gran veglio | 299 |
fica “la potestà„ di giudice. Per quanto qui si sprofondi in pieno mistero, pur s’intende che la destra è sempre del Padre ed è la potestà, e pur si dice che il Figlio siede alla destra, perchè ha ricevuto quella potestà di giudicante.1
Sotto i piedi di Dante è questo principio del male, travolto. Dante ha vinto. Ha vinto la lupa. Dal basso loco e di dove il sol tace egli sale a veder le stelle. Il freddo mortale di Cocito è pur simile alla paura che provò là nella deserta piaggia! La vista di Lucifero che lo rende “gelato e fioco„, è pur simile alla vista di quella bestia, malvagia come Gerione!2 E così ha prima attraversato il Flegetonte che è fervido come il leone, ed è guardato da centauri, come il leone, pronti al male. E prima ancora ha passato lo Stige, che è tristo, come trista ne’ suoi effetti è la lonza. Ha passato questi tre fiumi, asservendo all’uffizio di passatori i fantasmi stessi del male. E come è riuscito ad asservirli? Così: il passaggio dell’Acheronte gli dava il diritto di passare gli altri fiumi che non sono se non l’Acheronte con nome e aspetto e uffizio mutati. E come è giunto all’Acheronte? Dalla porta cui spalancò il Redentore. E come agli altri fiumi? Da due rovine, prodotte dalla morte del Redentore. E la terza? Per essa è risalito, come è risalito per il corpo stesso del Lucifero.
È stata una guerra:3
la guerra
sì del cammino e sì della pietate.