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278 | sotto il velame |
Or l’argomento della mente non hanno più; salvo Anteo che parla, salvo Anteo che non è considerato un bestione, poichè è disciolto. Perchè? Perchè non “contra il sommo Giove„ esercitò la mente e il mal volere e la possa, non essendo stato “all’alta guerra de’ suoi fratelli„;1 sì contro Ercole lottò. Perciò muove ancora le braccia che non menò contro il Dio direttamente, e può distendere le mani che strinsero il figlio del Dio; e parla, e di più è sensibile allo scongiuro della fama.2 La quale “qui si brama„ dice Virgilio; eppure Dante da Bocca sente dirsi poi:3
Del contrario ho io brama;
levati quindi e non mi dar più lagna,
chè mal sai lusingar per questa lama.
E Bocca non vuol dire nè dice il suo nome, che, in vero, non può nel mondo che sonare onta. E il Camicione, sì, lo dice. Non è esso un Anteo rispetto a Nembrotto o qualunque altro dei giganti legati e muti? Tanto più che nella pena assomigliano i giganti e i dannati della ghiaccia: il gelo di Cocito serra questi, come le catene quelli. E chi non vede ora la ragione della pena stessa? I giganti avevano possa, mal volere e mente. Ebbene or non possono più, chè sono incatenati, sebbene vogliano il male ancora, chè Nembrotto grida e vorrebbe disfogar l’ira o altra passione,4 e Fialte si scuote come torre per tremuoto rubesto. Il mal volere resta in loro; ma le catene impediscono la gran possa, e una confusione totale oscura la loro mente, sì che Nembrotto non