Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
la selva oscura | 7 |
sere stato pien di sonno nel punto che si smarrì. Non è questa sonnolenza un ricordo del concetto Platonico, per il quale l’anima è attonita e trasognata sulle prime dal flusso e riflusso della materia? Dante questo concetto lo conosceva, perchè egli parla dei tempi in cui “l’anima nostra intende al crescere e allo abbellire del corpo, onde molte e grandi trasmutazioni sono nella persona„; dell’adolescenza, dunque, dell’“accrescimento di vita„.1 E mi par naturale ch’egli attribuisca, nella Comedia, a queste molte e grandi trasmutazioni, quell’oblìo che, a dir vero, nella Vita Nuova pone solo nella puerizia: “in quella parte del libro della mia memoria, dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere„.2 Poi, Beatrice afferma di lui:
... volse i passi suoi per via non vera,
imagini di ben seguendo false,
e Dante conferma di sè:
le presenti cose
col falso lor piacer volser miei passi.
Or quali sono queste false imagini di bene, queste presenti cose che hanno un falso piacere? queste sirene e queste pargolette e queste vanità di cui Beatrice riparla?
perchè altra volta,
udendo le sirene sie più forte...
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Non ti dovean gravar le penne in giuso,
ad aspettar più colpi, o pargoletta,
o altra vanità con sì breve uso.3