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262 | sotto il velame |
bestiale, solo a proposito di questi peccatori, perchè questi sono più manifestamente aversi? ma che di essi il peccato non è la superbia di Lucifero, perchè nella superbia peccato di Lucifero è sì la superbia passione; ma c’è altro che nel peccato di cotestoro non c’è? che la superbia di Lucifero è così poco bestiale e così poco simile a quella di Capaneo e di Vanni Fucci bestia; che Lucifero è pura intelligenza e non ha l’appetito o animo, o core, se non metaphorice?
Se Dante non mostra pietà per Capaneo, è segno che nel suo peccato predomina l’ingiustizia. L’incontinenza c’è, e in buon dato, ma non riesce ad attenuare il peccato che è di malizia con forza contro Dio stesso; che è tanto grave da somigliare al gravissimo. E quello di Brunetto e delle tre ombre? Quello è tale in cui l’incontinenza vi potè più che l’ingiustizia. La quale consisteva in ciò che nella loro reità era proposito d’impedire la generazione. E l’incontinenza era d’irascibile o di concupiscibile? Vediamo che i sodomiti nel purgatorio sono nella cornice della lussuria. Dunque l’incontinenza di Brunetto e degli altri era di concupiscibile. Ma come mai il loro peccato, che è di violenza contro una cosa di Dio, ha pure a capo quell’ira bestiale o cupidigia cieca o aversio o superbia, se dir si vuole; che non appartiene al concupiscibile, sì all’irascibile, anzi è l’irascibile stesso, l’ira stessa? La risposta è facile per chi consideri il verso:1
e piange là dov’esser dee giocondo.
Con questo verso si dice che nei violenti contro sè