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le rovine e il gran veglio 231

timento di Dante, ma al nostro; e tuttavia quel digradare risponde anche all’ordine classico dei peccati capitali. Quale, la propria ragione di quel fatto? Perchè approvare, sancire, lodare la giustizia, di Dio particolarmente per gl’ignavi, per gli avari e massime per gl’infirmi del brago?1 C’è una ragione dottrinale, oltre la ragione del sentimento? Chè si tratta proprio di questo fatto: riconoscere la giustizia di Dio nella pena di questi peccatori più marcatamente che in quella di altri. Dice Virgilio degli ignavi:2

               Misericordia e giustizia gli sdegna;
               non ragioniam di lor, ma guarda e passa.

Dice degli avari:3

               In eterno verranno alli due cozzi...

E prima Dante e poi Virgilio ributtano il pien di fango nel suo fango e nella sua pena: Rimani! Via costà! Di più Flegias, il barcaiuolo dello Stige, è colui che grida nell’inferno Virgiliano: Imparate giustizia! Di più gli avari e prodighi sono concepiti come tali che si siano affannati e “rabbuffati„ per contrastare alla “ministra e duce„ che permuta li ben vani: ella ha un occulto giudizio, ella giudica.4 Già notai come il mal tenere è principio d’ingiustizia; chè non può alcuno abbondare senza che ad altri

  1. Il lettore tenga poi presente ciò che intorno all’Argenti scrissi nella Minerva oscura. Dante s’è ispirato al Palinuro Virgiliano che iniussus (Aen. VI 375) vorrebbe passar lo Stige. Così l’Argenti; iniussus, perchè, analogamente agl’ignavi, giustizia lo sdegna.
  2. Inf. III 58 seg.
  3. Inf. VII 55.
  4. Inf. VII 61 segg. 83, 86.