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le rovine e il gran veglio 213

effetto. La lonza è leggera e presta molto, come leggeri sono al vento e trascinati in rapido volo di stornelli e di gru e di colombe i peccatori carnali; ma contro lei vale il farmaco stesso che doveva valere, contro la loro infermità, ai fitti nel fango. E la femmina è, sì, inferma di tutto il corpo; ma diventa via via dolce sirena. Il fiume Stige è, nel gettarsi dal cerchio degli avari, cerchio che è d’incontinenza di concupiscibile, è sì fervido e corrente (bolle e riversa),1 ma si fa perso e buio e fangoso. Ed è tristo, come tristi sono quelli che nella sua belletta son fitti.2

Or come nel proprio ingresso dell’inferno, nel vestibolo, Dante, a conforto di Virgilio, mortifica la viltà,3 qui nel cerchio che è primo del peccato attuale e primo dell’incontinenza, cade “come corpo morto„.4 Ma di pietà, vien meno; di quel sentimento cioè che non prova se non al cominciare, e smette poi e non deve provare nel vestibolo; sì nel limbo, e in alto grado, poichè esso è un gran duolo che gli prende al cuore. E questo sentimento è vivo anche nel cerchio della gola; pur meno che nel pre-

  1. Inf. VII 101 e segg.
  2. Dante sapeva da Servio (Aen. VI, 134, 94) che Styx moerorem significat... a tristitia Styx dicta est. Sapeva da lui che lo Stige è la continuazione dell’Acheronte, chè trovava al 297 che l’Acheronte getta la sua arena in Cocito, scilicet per Stygem. Sapeva anche il perchè della polionimia dell’unico fiume, chè trovava al 295 qui caret gaudio (Acheronte è interpretato caret gaudio), sine dubio tristis est. Sapeva, che Cocito è luctus (297 e 132), qui procreatur e morte. Sapeva, oltre che da Virgilio che ha al 550, rapidus flammis ... torrentibus amnis, sapeva da Servio che il poeta per Phlegethonta (c’è anche la ragione della forma Flegetonta) ignem significat.
  3. Inf. III 15, 20.
  4. Inf. V 142.