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le rovine e il gran veglio 205

cati; come il peccato originale è la fonte del peccato attuale; così l’Acheronte continua per tutto l’inferno, cambiando solo nome e aspetto e luogo e uffizio, ma rimanendo sempre quello sgocciolio di lagrime che sgorga dalla fessura del gran veglio: dalla fessura che comincia dove l’innocenza o la originale giustizia finisce.1 E l’Acheronte sta in rapporto con la porta senza serrame, come gli altri tre fiumi, con le tre rovine; i quali quattro fatti sono causati tutti e quattro dalla morte e dalla discesa agl’inferi del Redentore.

Abbiamo veduto che, vivi e morti, tutti entrano e possono entrare dalla porta “lo cui sogliare a nessuno è negato„:2 a nessuno, vivo o morto che sia. Ma c’è una differenza. Lo sogliare è concesso anche ai vivi, sol da quando fu disserrata la porta e lasciata dischiusa. Prima non potevano entrare se non i morti. I diavoli aprivano. Solo a uno non vollero aprire: al Redentore, che in verità non era morto, per loro. Ma egli, il Possente, si aprì il varco. Da allora dunque i vivi possono entrare. A qual condizione? Che vogliano. Devono volere. Prima di quella apertura, non potevano volere. La porta era chiusa; l’arbitrio non era libero. Or dunque gli uomini possono volere. Ma non tutti vogliono. E allora,

  1. Summa 1a 2ae 82, 2. Il peccato originale si pone anche al numero plurale, «o perchè in esso virtualmente preesistono tutti i peccati attuali, come in un cotal principio; ond’è molteplice in potenza; o perchè nel peccato del primo parente, che si trasmette per l’origine, furono più deformità, come a dire, della superbia, della disobbedienza, della gola, e altrettali; o perchè molte parti dell’anima sono infettate mediante il peccato originale».
  2. Inf. XIV 87.