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194 | sotto il velame |
dell’altro al bene immutabile. Quindi è uno scendere. Ma ciò solamente per il peccatore, vivo o morto, d’un peccato di conversione al bene; chè quelli che si perdono o si salvano di peccati di aversione da Dio, devono tenere via differente, secondo che sono vivi o morti, secondo che si salvano o si perdono. Quelli che muoiono di quel peccato, restano aversi, cioè con la faccia torta da Dio e volta al male; quelli che se ne salvano devono fare il contrario di quelli che si perdono; e salire come quelli scendono, e mettere la testa dove il diavolo ha le zanche, e dipartirsi così da tanto male. Ora poichè aversione da Dio vale quanto conversione al male, e questa vale quanto malizia, e i peccatori di malizia sono in tre cerchietti, come mai per la rovina della violenza, cioè della prima specie di malizia, Dante scende e non sale? cioè scende soltanto e non ancora risale? Che se avesse voluto per un suo fine dottrinale, avrebbe, il mirabile domatore della materia, anche potuto.
Oh! considera, lettore, e di’, se il seguire il consiglio di Dante, di aguzzar bene gli occhi al vero, non porta poi alcun frutto!
Ecco:1
in su la punta della rotta lacca
l’infamia di Creti era distesa.
Che sta fare il Minotauro colà? Quella rovina “è guardata„ da lui, da quell’ira bestiale. La guarda per impedire i morti, che non risalgano? Non ce