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184 | sotto il velame |
tu pensi
forse a questa rovina...
e ne dà la spiegazione, così. Quand’esso discese la prima volta nel basso inferno quella roccia era intera. Poco prima
che venisse Colui, che la gran preda
levò a Dite del cerchio superno,
da tutte parti l’alta valle feda
tremò sì, ch’io pensai che l’universo
sentisse amor, per lo quale è chi creda
più volte il mondo in Caos converso:
ed in quel punto questa vecchia roccia
qui ed altrove tal fece riverso.
Altrove: cioè nel cerchio dei lussuriosi. Altro Virgilio non sa nè può sapere, e anche della ruina prima non si rende ragione se non ora, veduta la ruina seconda. Ora, dunque, se ne rende ragione. Alla morte del Redentore l’inferno tremò. Parve venuto il caos, che è prodotto dall’amore degli elementi simili per i loro simili. Parve che l’inferno si annullasse in una rovina totale. Così come la morte del Redentore spezzava la porta dell’abisso, frangeva e colmava l’abisso. Or come il disserrar della porta significa la liberazione del peccato originale, questo rovinar delle roccie significherà la liberazione del peccato attuale. Ma come la porta fu per molti o per i più infranta in vano, così la roccia fu per molti o per i più invano rotta. Onde il lamento e le bestemmie dei peccatori carnali avanti la ruina, come degl’ignavi avanti la porta.