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178 | sotto il velame |
sè e non per altrui; solo allora si drizzano le “politiae iniquae„. Infine come la lupa è bramosa dell’altrui e ciba terra e metallo, mentre il profetato Veltro è senza cupidità; e come la lupa significa il disordine nell’intelletto e nel volere e nell’appetito, mentre il Veltro è sapiente e bene avvolontato e bene disposto delle potenze della sua anima sensitiva; e come la lupa uccide mentre il Veltro salva; così al modo che la lupa vien dall’inferno, il Veltro viene dal cielo. Non lo chiede al cielo Dante?1
O ciel, nel cui girar par che si creda
le condizion di quaggiù trasmutarsi,
quando verrà per cui questa disceda?
questa, cioè la lupa antica. E non è messo da Dio il “cinquecento diece e cinque„ che vede ancidere la fuia, la quale è una lupa, è la lupa? E stelle portano il tempo del dux, come è messo da Dio: vien dal cielo. Onde si fa molto probabile l’antica spiegazione del verso
e sua nazion sarà tra feltro e feltro,
che il Laneo, per esempio, interpreta “tra cielo e cielo, ciò vuol dire per constellazione„.
Ora che da Dio sia l’autorità imperiale, e che “quel sommo ufficiale„ che è l’imperatore, sia eletto “da quel consiglio che per tutti provvede, cioè Iddio„, e che il Romano Imperio avesse da Dio “non solamente speziale nascimento, ma speziale processo„; è concetto così noto di Dante, che basta accennarlo.2