ha insomma quell’amore che drittamente spira, cioè recta dilectio, che si liqua in volontà di bene; il contrario di quella cupidità che si liqua in volontà d’ingiuria o di male. Ha quest’amore l’imperatore; e non il Veltro? Egli ciberà, con sapienza e virtù, amore. E l’imperatore solo può come la giustizia così avere il giudicio sopra gli altri. E il giudicio è atto di sapienza, e la potestà giudiciaria si conviene al Cristo che è la somma sapienza;1 onde tanto è dire che l’imperatore può sol esso avere il giudicio, quanto dire che può sol esso aver la sapienza. E non ha la sapienza il Veltro? Egli, con amore e virtù, ciberà sapienza. E l’imperatore solo può esercitare la giustizia, perchè egli non ha contrarietà nel velle, chè egli vuole, come niun altro, avendo la volontà libera da ogni cupidità; ma non basta: egli non ha contrarietà nel posse, essendo egli il più potente di tutti. E non ha anche il Veltro potenza? Sì; perchè egli ciba sapienza e amore e virtute; e questa virtute è come dire facoltà o potestà.2 Ancora: la lupa ripingeva Dante “là dove il sol tace„; dove non è libero arbitrio; nella selva della servitù. Chi avrebbe liberato Dante da codesto ritorno al servaggio? Intendo, senza mutar cammino. Il Veltro. Ebbene l’imperatore è colui che guarda la libertà degli uomini; la libertà, che è il maggior dono di Dio, la libertà cui avendo, il genere umano è disposto il meglio.3 E il genere umano solo sotto l’impero del Monarca è libero, chè solo allora è per
- ↑ De Mon. I 15. Vedi Summa 1a 1, 6; 3a 59, 3.
- ↑ Vedi i moltissimi esempi in Blanc. Anche Dio è chiamato virtù. (Par. XXVI 84 e Conv. III 7).
- ↑ De Mon. I 14.