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170 sotto il velame


Vero è che noi non possiamo figurarci come con la lupa il viatore avrebbe potuto divenire ingiusto; mentre con la lonza possiamo imaginarci come avrebbe potuto divenire incontinente. La lonza lo avrebbe assonnato. La lupa? Lo avrebbe sedotto: sta bene: ma come? Nemmen Dante potrebbe rispondere; perchè in verità non vedeva in lei questa faccia, ora. Quando la vide, ne fece una meretrice, la quale, come possa sedurre, si capisce bene: è una lupa essa, ma non ha quattro gambe. E tuttavia anche qui col dire “animali„ fuor di rima, invece che bruti o fiere o belve o bestie, mostra riguardo per questa faccia del suo simbolo.

Del resto tra lonza e le altre due bestie si deve attendere una differenza. La lonza, se è, come è, incontinenza, fa sua preda di chi fa suo seguace: la lupa, se è, come è, malizia, fa proseliti in un modo e vittime in un altro, e quali ammalia e quali uccide. E anche le virtù opposte a quelle due “disposizioni„ operano diversamente: la temperanza e fortezza impediscono di diventare seguace e nel tempo stesso preda dell’incontinenza; la giustizia, virtù, impedisce che si diventi seguace d’ingiustizia, non impedisce, anzi agevola, il divenirne vittima. È chiaro. Tuttavia ricordo che i filosofi affermano che le virtù morali valgono contro due nostri impedimenti, tra loro ben diversi, la veemenza delle passioni e i tumulti esterni: un impedimento che è in noi e un altro che è fuori di noi; e che il primo possono le virtù togliere, il secondo non possono se non diminuire.1

  1. Summa 2a 2ae 180, 2.