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I.


La lonza impediva il cammino di Dante; ma egli già bene sperava. E allora gli venne contra il leone, e, subito dopo, la lupa. A Virgilio Dante indica la lupa, come la bestia per cui si volse: a Dante Virgilio parla di quella fiera come di tale che gli tolse “il corto andar del bel monte„.1 Al cenno di Dante che gliela mostrava, l’anima cortese mantovana aveva esclamato, dopo averlo veduto lagrimare:

               A te convien tenere altro viaggio.

Dante era uscito dal profondo della selva; non era più nella notte; non era più immerso nel sonno. Il suo animo vedeva ciò da cui doveva fuggire e ciò a cui doveva cacciare: dalla selva, verso il colle. Era mattino: il sole illuminava il bel monte. Dante aveva riacquistata la prudenza.

La lonza è l’incontinenza di concupiscibile e d’irascibile. Dante ha speranza di vincerla. È dunque armato della virtù o delle virtù che ci vogliono contro quella. In vero “aveva una corda intorno

  1. Inf. I 88, II 119 seg.