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136 | sotto il velame |
E se ne conclude che molto probabilmente la lonza Dantesca è la pantera de’ bestiarii,1 la quale col dolce suo fiato assonna gli animali, che la seguono sino alla morte. Mortale è quel sonno. E dicevano ancora ch’ella di primavera, quando spunta il sole, si rintana. Sicchè contro la fiera odorifera è rimedio convenevole, nel senso proprio (data la zoologia dei tempi), “l’ora del tempo e la dolce stagione„, e, nel senso filosofico, l’attività, significata nel camminare, e la contemplazione delle cose di Dio; non senza aggiungere che un bel mattino sereno è contrario all’ozio e al sonno.
VI.
La lonza dunque è la incontinenza sì di concupiscibile e sì d’irascibile; e la concupiscenza col suo effetto di tristizia e di desidia corporale e spirituale; e il leone è la violenza; e la lupa è la frode. Sì, sembra. Eppure no. A Pluto, simbolo dell’avarizia, dice Virgilio:2 “Taci, maledetto lupo„.
Il lupo dunque in Dante raffigura l’avarizia o la cupidigia, non la frode. E Dante nel cerchio dell’avarizia in Purgatorio, esclama:3
Maledetta sie tu, antica lupa,
che più che tutte l’altre bestie hai preda,
per la tua fame senza fine cupa!
O ciel, nel cui girar par che si creda
le condizion di quaggiù trasmutarsi,
quando verrà per cui questa disceda?
- ↑ Vedi lo studio già citato del Capelli, p. 15.
- ↑ Inf. VII 8.
- ↑ Purg. XX 10 segg.