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128 | sotto il velame |
role. Ora anche le altre particolarità della femmina, sono consonanti a questa. È balba, cioè non ha la voce integra; e così non ha integra la vista, perchè è guercia; nè integro il moto, che è distorta sopra i piedi, nè il gesto, che ha le man monche, nè il colore e il calore, che è scialba e intirizzata. Non può nè parlare nè vedere nè camminare nè far nulla; e non vive. Di più ha il volto smarrito, come dire, triste o spaurito. Ognun vede che è proprio l’accidia. O come dunque è l’incontinenza che si piange nei tre cerchi superiori?
La lingua si scioglie, il volto si colora, ed ella canta, ed ella è dolce sirena. Da accidia diventa concupiscenza. Or ognuno vede ancora che la balbuzie e tutto il resto sono gli effetti dell’incontinenza triplice di concupiscibile. Il pallore può essere effetto sì di lussuria e sì di gola e d’avarizia, e così l’impedimento della lingua e degli occhi, e il camminar barcollando e l’inettitudine al lavoro: più, pensiamo noi, delle due prime che dell’ultima. A ogni modo, nell’inferno Dante presenta gli avari, come stati guerci, e come risurretturi coi pugni chiusi; e i golosi pone a giacere:
elle giacean per terra tutte quante,
e li dice poco in gambe e biechi e ciechi:
gli diritti occhi torse allora in biechi:
guardommi un poco, e poi chinò la testa;
cadde con essa a par degli altri ciechi:
guardatura e atto e caduta di ebbro, pieno di crapula e di sonno. Sì che noi possiamo affermare che