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delle fiere. La selva è peccato: come non peccato le fiere? Ma la selva è il peccato originale: come le fiere non il peccato attuale? Ma la selva è la tenebra: come le fiere non l’ombra della carne e il veleno?

E la selva è raffigurata nel vestibolo e nel limbo, che hanno in sè il peccato originale, nelle sue due forme, volontaria, per così dire, e necessaria; di suprema viltà, perchè dopo il battesimo, di suprema nobiltà, sebbene e perchè senza il battesimo. E dopo il vestibolo e il limbo, sono cerchi di peccatori e di peccati diversi. Così è ragionevole che dopo la selva siano altri peccati diversi. Ora i peccati dell’inferno si riducono a tre disposizioni che il ciel non vuole.1 Le fiere sono tre, come non credere subito, che elle sieno tre, perchè tre le disposizioni? che quelle raffigurino queste?

Le tre disposizioni che il ciel non vuole sono l’incontinenza, la malizia e la matta bestialità. D’incontinenza sono rei i dannati dei primi quattro cerchi dopo il limbo. La malizia e la bestialità sono più giù. Prima a Dante, delle fiere si presenta la lonza; poi le altre due. Non è probabile che, delle tre disposizioni, la lonza, raffiguri l’incontinenza? L’incontinenza è la più leggera delle tre:2

               men Dio offende e men biasimo accatta.

La lonza, se non piacevole all’aspetto e agli atteggiamenti, come del resto è, con la sua snellezza e con la sua pelle gaietta, è senza dubbio meno terribile delle altre due. Dante aveva ragione di bene sperare di lei, quando sopravvennero le altre due. Questa

  1. Inf. XI 81 segg.
  2. ib. 84.