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è come dunque il suo passar la selva: è riacquistare quel lume e quella libertà che il battesimo infonde.

Ora il battesimo è appunto la morte mistica dell’anima.1 Noi siamo battezzati nella morte di Gesù. E Gesù, per ciò che morì (sono parole di Paolo), morì al peccato; il che dichiara S. Agostino dicendo che non propriamente al peccato morì, ma alla carne cioè alla somiglianza del peccato.2 E noi perciò in lui, cioè nella sua morte, cioè nel nostro battesimo, moriamo al peccato. E il peccato è la morte; dunque moriamo alla morte. Dante muore alla morte, cioè rinasce alla vita, perchè quella morte mistica è una natività.3

Ora se chi muore, prima era vivo, anche chi rinasce, doveva prima essere morto. Questo noi dobbiamo aspettarci che Dante dica di sè, se ciò che dimostrai vero, è vero. Ebbene sì, Dante prima d’uscir dalla selva, la quale è uguale al vestibolo, era morto, o quasi morto. La selva

               tanto è amara che poco è più morte.

  1. Lo dice S. Ambrogio citato da S. Agostino (contra Iul Pel. II 14): «Noi vediamo di qual fatta è la morte mistica». Ed ella è così fatta: «Beata è quella morte che ci toglie al peccato per riformarci a Dio». Si tratta del battesimo, come ed esso dice e S. Agostino spiega: «Vedi in che modo quell’uomo venerabile ha significato che nel battesimo avviene dell’uomo una morte beata, nella quale si rimettono tutti i peccati?».
  2. S. Agostino, Ench. de Fide, Spe et Caritate, 13: «Si dice che morisse al peccato, perchè morì alla carne, cioè, alla somiglianza del peccato».
  3. Concetto che non ha bisogno di testimonianza. Dice S. Agostino, qua e là, che fu istituita una seconda natività, perchè la prima fu dannata; che, essendosi in Adamo dannata la generazione, si cerca in Cristo la rigenerazione; che l’acqua del battesimo è vulva matris etc.