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sopra lo amore | 53 |
quando noi diciamo l’uomo generare, crescere, e nutrire, allora l’Anima, come padre e artefice del corpo genera le parti corporali, nutrisce e augumenta. E quando diciamo l’uomo stare, sedere, parlare, allora l’Anima i membri del corpo sostiene, piega e rivolge. E quando diciamo l’uomo fabbricare e correre, allora l’Anima porge le mani e agita i piedi, come a lei piace. Se noi diciamo l’uomo sentire, l’Anima per gli istrumenti de’ sensi, quasi come per finestre, conosce i corpi di fuori. Se diciamo l’uomo intendere, l’Anima per sè medesima senza instrumento di corpo la verità conseguita.
Adunque l’Anima fa tutte quelle cose che si dicono farsi dall’uomo: il corpo le patisce; il perchè l’uomo solo è l’Anima, e il Corpo è opera e istrumento dell’uomo: specialmente perchè l’Animo, la sua operazione principale, che è lo intendere, senza instrumento di corpo esercita. Conciossiachè intenda cose incorporali, e per il corpo non si possa altre cose che corporali conoscere.
Per la qual cosa l’Animo adoperando qualcosa per sè medesimo, certamente per sè medesimo è e vive. Vive, dico, senza il corpo quello che senza il corpo alcuna volta adopera. Se lo animo è per sè medesimo, meritamente si conviene a lui un certo essere non comune al corpo, e per questo può conseguitare nome di uomo proprio a sè, e non comune al corpo,1 il quale nome, perchè è detto di qualunque di noi per tutta la vita, essendo ciascuno in qualche età uomo chiamato, certamente pare che significhi qualche cosa stabile. Ma il corpo non è cosa stabile, perchè crescendo e scemando, e per resoluzione e alterazione continua, si muta: e l’Anima sta quella medesima sempre, secondo che c’insegna l’assidua inquisizione della verità, e la volontà del bene perpetua, e la ferma conservazione della memoria. Chi sarà dunque tanto stolto, che l’appellazione dell’uomo, la quale è in noi fer-
- ↑ Si per se est, esse sibi quiddam proprium convenit corpori non commune, propterea potest proprium sibi seorsum a corporis mole sortiri hominis cognomentum.