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52 | marsilio ficino |
Capitolo III
Che l’uomo è essa anima, e che l’anima è immortale.
Il corpo è composto di materia e di quantità: e alla materia s’ appartiene il ricevere: e alla quantità si appartiene essere divisa e distesa: e la recezione e divisione sono passioni. E però il corpo per sua natura è solamente a passione e corruzione soggetto. Si che se alcuna operazione pare si convenga al corpo, non adopera in quanto è corpo: ma in quanto è in lui una certa forza e qualità quasi incorporale: come nella materia del fuoco è la calidità: nella materia dell’acqua è la frigidità: nel corpo nostro è la complessione, dalle quali qualità le operazioni de’ corpi nascono: perchè il fuoco non riscalda, perchè egli sia lungo, largo e profondo: ma perchè egli è caldo. E non riscalda più quel fuoco, che è più sparto: ma quello che è più caldo. Con ciò sia dunque che per benefizio della qualità si adoperi, e le qualità non sieno composte di materia e di quantità, seguita che il patire s’appartiene al corpo, e il fare s’appartiene a cosa incorporale. Queste qualità sono strumenti ad operare: ma elleno per sè ad operare non sono sufficienti: perchè non sono sufficienti a essere per sè medesime. Imperocchè quello che giace in altri, e sè medesimo sostentare non può, senza dubbio da altri depende. E per questo avviene, che le qualità, le quali sono necessariamente dal corpo sostenute, eziandio sieno fatte e rette da qualche sostanza superiore, la quale non è corpo, nè giace in corpo. Questa è l’Anima, la quale essendo presente al corpo, sostiene sè medesima, e dà al corpo qualità e complessione: e per esse, come per istrumenti, nel corpo e per il corpo, varie operazioni esercita. Di qui si dice che l’uomo genera, nutrica, cresce, corre, sta, siede, parla, fabbrica le opere delle arti, sente, intende: e tutte queste cose fa l’Anima. Adunque l’Anima è l’uomo. E