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sopra lo amore 27

vedere sono abbastanza, se già quel lume, che è uno sopra tutti i lumi, dal qual lume molti e propri lumi agli occhi e a’ corpi sono distribuiti, in loro non discenda: e quelli illumini, desti e augumenti1.

In questo medesimo modo quel primo atto di tutte le cose il quale si dice Iddio, producendo le cose, a ciascuna ha donato Spezie e Atto: il quale atto certamente è debole e impotente alla esecuzione dell’opera: perchè da cosa creata e da paziente subbietto fu ricevuto. Ma la perpetua invisibile unica luce del divino Sole sempre a tutte le cose, con la sua presenza, dà conforto, vita e perfezione. Della qual cosa divinamente cantò Orfeo, dicendo, esso Dio confortare tutte le cose, e sè sopra tutte spandere. In quanto Iddio è Atto di tutte le cose, e quelle augumenta, si chiama Bene: in quanto egli secondo le loro possibilità le fa deste, vivaci, dolci e grate, e tanto spirituali quanto esser possono, si dice Bellezza. In quanto egli alletta quelle tre potenze dell’Anima, Mente, Viso e Udito agli obbietti che hanno ad essere conosciuti, Pulcritudo si chiama. E in quanto essendo nella potenzia, che è atta a conosocere, quella congiugne alla cosa conosciuta, si chiama Verità. Fi-


  1. Il passo della Repubblica, a cui il Ficino allude, è il seguente:
    «Quale pertanto degli dei che sono nel cielo, puoi tu chiamare autore di questo, che la luce faccia sì che vegga la nostra vista benissimo e le cose che sotto la vista cadono siano vedute?
    «Quell’istesso che tu e gli altri, rispose; da che manifestamente tu mi domandi del sole.
    «Ora, a rispetto di questo dio, la nostra vista non è ella naturalmente a questo modo disposta?
    «Come?
    «Così che la vista non sia il sole medesimo, nè ciò dove la vista è posta, e che noi appunto occhio denominiamo.
    «No da vero.
    «Ma il più simile al sole è, per mio avviso, di tutti gli organi che servono a’ sensi.
    «Di certo.
    «Ed anco la facoltà sua non l’ha ministrata e come infusa da esso?
    «Sicuramente».

    (Trad. Ferrai).