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gioconda sopra l’altre, era nondimeno più utile che gioconda. E secondo che testimona Alcibiade, Socrate fu da giovani assai più amato, che egli alcuno ne amasse.


Capitolo XVII

In che modo si debbe rendere grazia a lo spirito santo che ci ha illuminati e accesi a disputare di amore.


Assai infino a qui, ottimi Convitati, che cosa sia Amore, qual sia il vero amatore, quanta sia la utilità del vero Amante, prima per le vostre disputazioni, e poi per la mia abbiamo felicemente trovato. Ditemi, chi è lo autore, chi è il maestro di questa invenzione tanto felice? sappiate che egli è quel medesimo Amore cagione del trovarlo: il quale da noi è qui trovato. Perchè noi accesi d’Amore di trovare l’Amore abbiamo cerco e trovato l’Amore. In modo che a lui medesimo, la grazia del cercare e del trovare si conviene refemore, o benignità sua senza comparazione alcuna! Gli altri celestiali finalmente dopo lunga ricerca appena un poco ci si mostrano. Ma Amore ci si fa presente prima che di lui cerchiamo. Per la qual cosa agli uomini pare essere più obbligati a questo, che agli altri celestiali. Sono alcuni che hanno ardire di bestemmiare la divina potenzia, perchè ella fulmina i peccati nostri. Sono alcuni che hanno in odio la Sapienzia di Dio, la quale a nostro dispetto vede tutte le nostre sceleratezze. Ma il divino Amore, perchè egli è donatore di tutti i beni, nessuno è che possa non amare. Per la qual cosa, amici miei, questo divino Amore il quale a noi è sì benigno e favorevole, adoriamolo in tal modo, che noi veneriamo la Sapienza: e con ammirazione temiamo la Potenzia; acciocchè mediante lo Amore, abbiamo tutta la divinità propizia: e amandola tutta con affetto di Amore, tutta ancora con Amore perpetuo la godiamo.