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154 marsilio ficino

di colui che lo ammonisce. E ecci peggio che spesse volte manomette lo ammonitore. E per questo Socrate provando un tempo questo modo, dall’uno con le pugna, dall’altro con i calci fu percosso. Una via sola resta a la gioventù di sua salute: e questa è la conversazione di Socrate con lei. Per la qual cosa questo filosofo, dallo Oracolo d’Apolline giudicato sapientissimo di tutti i Greci, commosso da carità inverso la Patria, con li giovani per tutta la Città si mescola. Così il vero amatore la gioventù da falsi amanti difende: non altrimenti che diligente pastore difende il gregge degli innocenti agnelli da la pestilenziosa voracità de’ lupi. E perchè i pari con i lor pari facilmente conversano, Socrate si fa pari a più giovani con certi motti piacevoli, con semplicità di parole, e con purità di vita: e sè medesimo fa di vecchio fanciullo, acciocchè per la domestica e gioconda famigliarità, possa qualche volta di fanciulli fare vecchi. La giovanezza essendo a la voluttà inclinata non si piglia se non con l’esca del piacere: perchè fugge i rigidi maestri. Per questo il nostro tutore della adolescenzia, sprezzando per la salute della patria sua ogni sua faccenda, piglia in tutto sopra sè la cura de’ giovani. E prima gli adesca con una certa soavità di gioconda usanza: dipoi che gli ha in tal modo adescati, un poco più gravemente gli ammonisce: ultimamente con più severi modi gli riprende. Sì che in questo modo Fedone giovanetto posto nel disonesto luogo pubblico in Atene ricomperò da tale calamità: e fecelo degno filosofo. Platone nostro il quale era in poetiche favole perduto, costrinse a gittare i versi nel fuoco: e seguire studi più preziosi, i frutti de’ quali noi tutto il giorno gustiamo. Senofonte da una vulgare soprabbondanza ridusse a la sobrietà de’ Sapienti. Eschine e Aristippo di poveri fece ricchi. Fedro di oratore fece filosofo: Alcibiade di ignorante dottissimo: Carmide grave e vergognoso: Teagete giusto e forte tutore della Patria. Eutidemo e Menone da falsi argumentuzzi de’ sofisti, tradusse a vera sapienza. Onde nacque, che l’usanza di Socrate benchè fosse