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dell’Animo a una Mente ridotta, già si può dire lo Animo un certo tutto di più1 essere fatto. Bisogna oltre a questo il terzo furore, il quale riduca la Mente a quella unità, la quale è capo dell’Anima. Questo adempie per la divinazione Apollo; imperocchè quando l’Anima sopra la Mente a la unità della Mente surge, le future cose prevede. Finalmente poi che l’Anima è fatto uno (quello uno dico il quale è in essa natura e essenza dell’Anima) resta che di subito a quello uno che sopra la essenzia abita, cioè a Dio, si riduca. Questo gran dono ci dà quella celeste Venere, mediante lo Amore, cioè mediante il desiderio della Bellezza divina, e mediante lo ardore del Bene. Il primo furore adunque tempera le cose disadatte, e dissonanti: il secondo fa che le cose temperate, di più parti un tutto diventano: il terzo fa un tutto sopra le parti: il quarto riduce a quello uno, il quale è sopra l’essenzia, e sopra il tutto. Platone nel Fedro la Mente data alle cose divine chiama nell’Anima Auriga, che vuole dire guidatore del carro dell’Anima. La unità dell’Anima chiama capo dell’Auriga. La ragione e oppenione che per le cose naturali discorre, chiama il buon cavallo; la fantasia confusa, e l’appetito de’ sensi, chiama cattivo cavallo. E la natura di tutta la Anima chiama carro: perchè il movimento della Anima, quasi come circulare da sè cominciando, in sè ritorna. Ove la considerazione sua venendo da la Anima, nella Anima si riflette. Attribuisce due ali a la Anima, con le quali a le sublimi cose voli. Di queste l’una stimiamo essere quella investigazione con la quale la Mente continuo a la verità si sforza: la altra ala, il desiderio del bene, per il quale la nostra volontà sempre arde. Queste parti della Anima perdono l’ordine loro, quando per la turbazione del corpo si confondono. Il primo furore distingue il buon cavallo, cioè la ragione e oppenione, dal cavallo cattivo cioè dalla fantasia confusa, e da lo appetito de’

  1. Ex pluribus.