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trove: e gettare lo umore ragunato, in diversi corpi: e in nessun modo ritenere il seme, che per amore d’una persona è in te turbato».


Capitolo XII

Del danno dello amore vulgare


Ma acciò che noi parlando lungo tempo di questa pazzia non impazziamo, in brevi parole conchiuderemo: che tra le spezie della pazzia, la più strana è quella affannosa cura, dalla quale i vulgari innamorati sono giorno e notte tormentati: i quali durante lo amore prima s’accendono dalla collera: poi s’affliggono dallo umore melancolico. Onde in furia rovinano e quasi come ciechi non veggono in quale precipizio cascano. Quanto sia pestilenziale questo adulterato Amore per le persone amate e per le Amanti, copiosamente lo disputa Lisia tebano e Socrate nel Fedro di Platone: e chiunque così ama, chiaro lo sente. Ma che può essere peggio che questo, che lo uomo per tale furore diventa bestia?


Capitolo XIII

De lo amore divino, e quanto è utile, e di quattro spezie di furori divini.


Infino a qui si è detto de la spezie del furore che da malattia procede. Ma quella spezie di furore la quale Dio ci inspira, innalza l’uomo sopra lo uomo: e in Dio lo converte. Il furore divino è una certa illustrazione della Anima razionale, per la quale, Dio, l’anima da le cose superiori a le inferiori caduta, senza dubbio da le inferiori a le superiori ritira. La caduta della Anima da un principio dell’universo infino a’ corpi, passa per quattro gradi, per la mente, ragione, oppenione e natura. Imperocchè essendo nell’ordine delle cose sei gradi, de’ quali il sommo tiene essa