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ra la loro patronìa del Colfo, per verità d’Istorie, per assenso di tutte le genti, eccettuatone i nemici, per vittorie conseguite, per giurisdizione sempre usata, per protezione avuta, per difesa, contra cui l’ha infestato, overo pretesavi ragione in esso, et finalmente per li continuati essercitij di dominio, di possesso, di tenervi entro sempre armata, de imposte, de Datij, riscossi et questo già tanti centinaia d’anni, non mai interrotti, che il rivocar in dubio cotal Signoria sarebbe opera superflua et come si dice, aggiunger con le facelle lume al Sole. Intendo solo di risolver gli argomenti di quell’Auttore, che asserisce il Mare esser libero, che servirà parimente ad’altri, che leggendo quel discorso, et non mirando attentamente a i fondamenti, si persuadessero, che egli avesse detto gran cose, che pur sono apparenze, et artificij.

Porta, per restringer molte cose insieme, tre argomenti, due discorsivi, et l’altro appoggiato all’auttorità. Dice prima, che l’impedire la Navigazione sarebbe un impedir il commercio, et chi impedisce il commercio, impedisce la società humana, che è errore troppo grande, havendo voluto Dio, che l’huomo communichi con l’altro huomo, et per questo ha egli fatto molte Provincie abbondanti di alcune cose, et de altre manchevoli, accio che l’una potesse sovvenire a i bisogni dell’altra con quello, che le abbonda.

Il secondo argomento è tale. Quelle cose che sono state fatte in maniera dalla natura, che usandole uno, servono non di meno scambievolmente, et senza alcuna diminutione ad’altri ancora, queste per testimonio, come egli dice di Cicerone, sono a tutti communi, perche si possono usare senza danno alcuno. Tale dice egli, è il Mare, che non manca mai, ne diminuisce, et è infinito, adunque à tutti deve esser libero.


Il Ter-