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DI FRANCESCO REDI 5

amatori del vero, ma particolarmente agli Autori del Libro delle novelle esperienze, i quali da altro non si son mossi a scrivere, che dal solo desiderio, o di confermare, o di trovar la verità di questa materia cotanto curiosa, della quale tanti savi uomini anno scritto.

Nella mia lettera dunque delle Osservazioni intorno alle Vipere indirizzata all’Illustrissimo Signor Lorenzo Magalotti favellando del veleno di quei Serpentelli, e quale ei si sia, ed in che parte del lor corpo si ritrovi, affermai, (come lo affermo ancora) che il veleno viperino non è altro, che un certo liquore giallognolo, che stagna in quelle guaine, che cuoprono i denti maggiori della Vipera; e che questo liquore non solamente è velenoso, quando è schizzato dalla Vipera viva mentre ella morde; ma ancora quando egli è raccolto dalla Vipera morta, e morta di più giorni, purchè egli sia fatto penetrare nelle ferite, e che vi rimanga: E di più soggiunsi, che questo stesso liquore, quando è bevuto, e mandato nello stomaco, non è nè mortifero, nè dannoso. E questa fu la mia opinione, la quale mi fu confermata da infinite esperienze fatte con quella accuratezza maggiore, che poteva essermi conceduta dalla scarsità de’ miei talenti.

Ma gli Autori del libro delle Novelle esperienze scrivono francamente, che quel soprammentovato liquor giallognolo non è velenoso, anzi che egli è vna pura, ed innocentissima saliva. Quindi rinnovando