Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
18 | lettera |
che col liquor giallo delle Vipere, e con altre cose, che son credute velenose, ho talvolta leggiermente imbrattato le lancette da cavar sangue, e con esse ho punta, e tagliata la vena di qualche animale, e non n’è mai succeduta la morte. Si guardino gli uomini, che vivono in sospetto, dalle taste, e dagli stuelli de’ Chirurghi, perchè dalle lancette, e da’ ferri loro avvelenati è cosa troppo difficile, che sia cagionata la morte.
Quindi tengo forse per favola, ancorchè il caso sia diverso, che la vecchia Parisatide Regina de’ Persiani potesse, come lo scrivono, far’avvelenar la sua Nuora dal Trinciante, o dallo Scalco, il quale da una sola banda avea avvelenato il coltello, e con esso avendo trinciato un’uccelletto, diede a mangiare alla giovane Regina quella parte di esso uccello, che era stata toccata dalla banda del coltello avvelenato, e con l’altra parte il buon’uomo ne fece la salva. De’ veleni, che col solo, e momentaneo toccamento, con la vicinanza privino di vita, io non ne ho ma veduti, quantunque si racconti, che alle volte sieno state avvelenate, con effetti mortiferi, le staffe, le selle de’ cavalli, e le seggiole da sedere. Lo lascio credere a chi lo vuole, che quanto a me non me ne sento; E se un moderno Autore racconta per vero il seguente prodigioso avvenimento di certi serpenti, che nascono ne’ paesi Orientali, ne lascio appresso di lui la verità della fede; Gia che, dice egli, ho fatta menzione de’ serpenti, giudico bene raccontar qui uno