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di francesco redi. 11

avviene alcuna volta, che l’animale non solamente non ne muoia, ma che non ne abbia gran male.

Avviene ancora non di rado, che qualche animale ferito dalla Vipera patisca accidenti fierissimi di veleno, che lo riducano vicin’ alla morte, e pure non muoia, anzi guarisca senz’aiuto di medicamento, e per sola operazione della Natura.

Muoiono qualche poco più presto quegli animali che son feriti dalla Vipera, che quegli nelle ferite de’ quali è fatto penetrar con arte quel liquor giallo, che pur con arte fu cavato dalle guaine de’ denti di essa Vipera.

Fa di mestiere usare grand’accuratezza nel far penetrar nelle ferite quel suddetto liquore, perchè, se la ferita è angusta, difficilmente vi penetra, e se è grande, non può far dimeno che non faccia sangue, e col sangue suol tornar in dietro, e spicciar fuori il veleno.

Io aveva dunque una gran provvisione di Vipere venute dal Regno di Napoli, onde nel mese di Maggio di questo presente anno 1670. avendo ferito dieci picciongrossi nelle cosce, gli avvelenai con quel liquor giallo cavato allora allora dalla bocca delle Vipere vive, e tutti que’ piccioni nello spazio chi di un’ora, e chi d’un’e mezza, e chi di due si morirono. Reiterai l’esperienza in dieci pollastrini feriti nella coscia, ed avvenne quello, che era prima avvenuto ne’ picciongrossi.

Feci tagliar’ il capo a dodici Vipere, e quando