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Sonetti del 1831 71

LE SCORREGGE1 DA NASO E DA ORECCHIE.

     Nun ce pijjate un c....2 pe’ sta tossa,
Che vve sfiata le canne all’orghenetto?
Pe’ ccarità, che ssi vve passa in petto,
La bbava ggialla se pò ttiggne rossa!

     Povera sor’Usebbia! Un’antra sbiòssa,3
Che vve sturi, Dio guardi, er cuccometto,
Nun ze4 pò mmai sapé, vve s’empie er letto
D’inguento cavarcato a la disdossa.5

     Bbasta, si ccaso ve scappassi un raschio
Senza liscenza delli suprïori,
Fa bbene er latte de l’u...... maschio.

     Anzi a mmé mm’è vvienuto oggi de fòri
Un lavativo, ch’è capace, caschio!,6
De schizzàvvelo inzino all’interiori.

                              15Co’ questi arifreddori
Nun z’ha da perde tempo, Usebbia mia:
Bisogna dajje di... e ttirà vvia.

Terni, 5 ottobre 1831.

  1. Peti.
  2. Nulla.
  3. Una specie di spellicciatura rotta ecc. [Impelliccià e impellicciatura in romanesco e in umbro, significano: “impiallacciare„ e “impiallacciatura.„ Pare dunque che il vocabolo sbiòssa, che nel sonetto: Er mal de petto, 13 mar. 37, il Belli usa e spiega nel senso di “furia di morbo,„ propriamente significhi: “il rompersi rumoroso dell’impiallacciatura in un mobile;„ e quindi equivalga a smossa, a “scossa,„ ecc.]
  4. Si.
  5. [Cavalcato a bisdosso.]
  6. Interiezione.