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346 Sonetti apocrifi


ER PRIVILEGGIO.


     Tu sstrilli tanto e cce diviènghi1 rosso,
Si2 un cucchiere vestito co’ li guanti
Ha messo sott’er leggno mastro Santi,
E vvia currenno, jj’ è ppassato addosso?!

     Già llui j’ a vera detto: A vvoi d’avanti!3
E allora è córpa sua si nun z’è mmosso;
Eppoi, si ffusse stato un pezzo grosso!...
Ma dde vassalli 4 ar monno sémo tanti.

     C’è dda ride penzanno a l’imprudenza
De la povera vedova der morto,
Che rróppe li c...... a Ssu’ Eccellenza;5

     Perchè cquine6 er discorzo è ccorto corto:
Tra omo e omo e’ è ggran diferenza,
E echi vva a ppiedi, ar monno ha ssempre torto.7

  1. [Diventi.]
  2. [Se, che in questo caso equivale a perchè.]
  3. [Era il grido, oggi quasi del tutto disusato, col quale i cocchieri e i vetturini di Roma avvertivano la gente.]
  4. [Beceri.]
  5. [Al padrone del legno, affinchè la risarcisse de' danni patiti per la morte del marito.]
  6. [Qui, seguito dal ne eufonico. Ma questo ne andava invecchiando già sin dai primi tempi del Belli, il quale l'usa rarissimamente, e congiunto al qui poi mi par certo che non l'usi mai.]
  7. [Questo sonetto fu scritto dal Belli in italiano, e voltato in dialetto da altri. Eccolo qui, com’egli stesso lo pubblicò col titolo: La carrozza del ricco, a pag. 26 de’ suoi Versi inediti, Lucca, 1843:
    Gridi sì forte e ci diventi rosso,
    Perchè un cocchier, che alfin portava i guanti,
    Di cento e cento mascalzoni erranti
    N’ha urtato uno e gli è passato addosso?!

    Già, in primis, gli avrà detto: A voi d’avanti,
    E allor colpa è di lui che non s’è mosso:
    Poi, fosse stato almeno un pezzo-grosso;
    Ma di costoro se ne trovan tanti!

    Quello di che stupisco, è l’insolenza
    De’ figli e della vedova del morto,
    D’andarne a disturbare Sua Eccellenza.

    :Perchè, insomma, il discorso è corto corto:
    Da uomo a uom c’è molta differenza;
    E al mondo, chi va a piedi ha sempre torto.]