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Sonetti del 1834 | 255 |
LA FESTA DE SAN NABBORRE.1
Fatta ’na spizzicata2 de bbaruffa3
Co’ li sordàti, pe’ ppassà le porte,
Potetti io puro4 avé la bbella sorte
De sentì in chiesa quattro soni auffa.5
La musica era un merangolo-forte6
Da dìlla7 co’ raggione Opera-bbuffa:
E ccantò mmessa monziggnor Camuffa,8
Uno de quelli che ccondanna a mmorte.
Da Diacono sce fesce don Ortica,
Quello che quarche vorta se9 conzagra
Una libbra de grosta e de mollica.10
E ’r zudiacono fu cquella faccia agra
De don Pio Scamonèa, che ttiè la fi..
Pe’ mmediscina ar mal de la polagra.11
27 aprile 1834.
- ↑ Al 12 di luglio.
- ↑ Alquanto di ecc.
- ↑ Lite.
- ↑ Io pure, anch’io.
- ↑ Vedi [in questo volume] la nota... [12] del sonetto... [Li spiriti (4), 21 nov. 32].
- ↑ [Melangola, arancio forte.]
- ↑ Dirla.
- ↑ Nome finto, sotto il quale si vela il celebrante, che fu uno de’.... prelati votanti del Supremo Tribunal criminale della Sagra Consulta. [Il numero de’ prelati votanti, o ponenti, della Consulta era indeterminato ; ma nell’anno in cui fu scritto questo sonetto, erano dodici, compreso il segretario. Dai loro nomi però non si ricava nessun indizio per sapere a chi convenisse il soprannome di Camuffa. Sulla Consulta in genere, può vedersi la nota 5 del sonetto: Er zettario ecc., 26 mar. 36.]
- ↑ Si.
- ↑ [Una libra di costra e di midolla]: una libra di pane. Ciò dicesi praticato da qualche sacerdote di scrupolosa coscienza per reficiarsi avanti la messa, senza frangere il digiuno naturale.
- ↑ Podagra.