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Sonetti del 1833 | 239 |
Governo, pontificio “si vale soventi dei dicasteri ecclesiastici per coaudiuvare alle cose governative; p. e., il cardinale vicario di Roma ha una parte della polizia e sempre con essa si combina. Intesi sempre far molte lagnanze da quei parrochi, perchè ad essi sono richieste informazioni di polizia, senza che poi se ne conservi il segreto conveniente. Ciò fa si che succedono soventi odi privati contro dei medesimi e se ne contano delle terribili conseguenze...„ Bianchi, Op. e vol. cit., pag. 405.] 2 Che è. 3 Buchi. 4 Puoi fare quel che sia. 5 A chi gli empie la borsa. [Ma, propriamente, pilaccia vuol dire “pentolaccia.„] 6 Altro. 7 Romore.
ER RIMEDIO DER C.... .1
Dìmoje2 marfrancese3 a sto fraggello
Oppuro scolazzione o ggomorrea,
Fatt’è ch’è stata una gran ladra idea
D’attossicacce4 un gusto accusì bbello.
Bbastassi5 ar meno quer che ffesce quello,6
C’avanti d’ingrufasse7 Dorotea,
Un giorno pijjò un po’ de vallonea,
Aggnéde8 a ccasa e sse conciò l’uscello.
Che nn’ariccorze?9 Un ber par de cojjoni.10
Co ttutta la su’ concia ariverita,
Sce11 s’empì de pulenta e dde tinconi.
Senza contacce12 poi trall’antri mali,
Ch’un omo co’ sta concia pe’ la vita,
Si13 ha mmojje, c’ha da fà? ffijji o stivali?
2 dicembre 1833